La RAI piegata a Riina

Tempo di rottamare Bruno Vespa

Sotto uno stretto profilo giornalistico, il diritto di cronaca ha i soli limiti di decenza propri di una direzione editoriale. Se immagini o dichiarazioni varcano tali limiti, si può avvisare gli spettatori che i contenuti possono urtare la loro sensibilità. Tutto quanto una testata giornalistica ritiene di poter fare in questo campo va sotto la sua responsabilità e del suo autore e rientra nell’ambito del diritto e del gusto. Se il pubblico è infastidito reagisce come meglio preferisce, ad esempio allontanandosi. Nel caso della Rai, che è televisione di Stato, la questione è molto più complessa tanto che appare incredibile vedere un autore entrare in urto con la stessa proprietà sui contenuti di una trasmissione. Non si tratta semplicemente di rispondere al Consiglio d’Amministrazione dell’Azienda, ma al governo, al Parlamento, agli organismi preposti e alle istituzioni della Repubblica. Se tutte si irritano, dal presidente dell’Antimafia al Quirinale, ritenendo che la programmazione Rai entri in urto con i principi stessi del nostro ordinamento, il governo deve intervenire sui vertici dell’Azienda, per sanzionare la testata che è riuscita in questo capolavoro. Le accuse più gravi le abbiamo lette nelle dichiarazioni di un esponente della Vigilanza, l’onorevole Anzaldi, secondo le quali la Rai avrebbe sposato la causa della mafia intervistando il figlio di Riina dopo aver intervistato i parenti dei Casamonica e questo persino per un tornaconto economico. Per cui sarebbe accaduto che i parenti delle vittime sono dimenticati, quelle dei carnefici hanno gli onori della cronaca. E’ questo l’aspetto più improprio della trasmissione di Bruno Vespa di ieri sera e non sarà certo la presenza del giovane figlio di Vito Schifani a compensare gli squilibri della trasmissione. Il nome di Riina fa purtroppo molto più audience. Un motivo per tagliare nettamente ogni polemica e chiedere semplicemente a Bruno Vespa, che ha tanto lavorato in questo secolo e nell’altro, di ritirarsi in pensione. Come si dice, è il caso di rottamarlo.

Roma, 7 aprile 2016